Copyright 2016 Mikado Themes
Welcome to our our website

Back
YUL > HUMAN RIGHTS  > AZIONI MIRATE PER LA GESTIONE DEI FLUSSI MIGRATORI IN ALCUNE AREE DELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE: YULHMA V. BALDERAS ORTIZ.

AZIONI MIRATE PER LA GESTIONE DEI FLUSSI MIGRATORI IN ALCUNE AREE DELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE: YULHMA V. BALDERAS ORTIZ.

AZIONI MIRATE PER LA GESTIONE DEI FLUSSI MIGRATORI IN ALCUNE AREE DELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE

di Avv. Yulhma V. Balderas Ortiz
Dottore di ricerca in Diritto pubblico, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”

La presente considerazione si riferisce alla necessità e l’urgenza di intraprendere azioni mirate a rafforzare le misure indirizzate a risolvere (attraverso «una strategia politica globale» con strumenti di lungo termine) il crescente fenomeno dei flussi migratori che si stanno verificando in alcune aree della Comunità Internazionale, come Australia, Canada, Grecia, Italia, Spagna, Ungheria, USA, Sud-est Asiatico; nel caso del Messico durante il periodo 1983-2014, oltre 12 milioni di messicani hanno dovuto emigrare all’estero alla ricerca di un posto di lavoro, si pensi che attualmente negli USA risiedono oltre 30 milioni di persone di origine messicana. Migrazioni purtroppo «frutto degli squilibri commerciali e dell’uso sproporzionato delle risorse naturali in alcuni Stati membri della Comunità Internazionale che hanno portato ad un debito del rispetto dei diritti fondamentali, soprattutto tra il Nord e il Sud del mondo»26.

Attualmente, sono 59,5 milioni i migranti costretti a fuggire dalle loro case alla fine del 2014 rispetto ai 51,2 milioni del 2013 ed ai 37,5 milioni del 2004. L’incremento rispetto al 2013 è stato il più alto mai registrato in un solo anno, secondo quanto emerge dal Rapporto annuale dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr)27, Global Trends, pubblicato il 18 giugno 2015.

Nel 2014, ogni giorno 42.500 persone in media sono diventate rifugiate, richiedenti asilo o sfollati interni, dato che corrisponde a un aumento di quattro volte in soli quattro anni. In tutto il mondo, una persona ogni 122 è attualmente un rifugiato, uno sfollato interno o un richiedente asilo. Se i 59,5 milioni di migranti forzati nel mondo componessero una nazione, sarebbe la ventiquattresima al mondo per numero di abitanti.

Le migrazioni forzate su scala mondiale provocate da guerre, conflitti e persecuzioni hanno raggiunto i massimi livelli registrati sinora e i numeri sono in rapida accelerazione. L’accelerazione principale è iniziata nei primi mesi del 2011, quando lo scoppio della guerra in Siria è diventato la principale causa di migrazione forzata a livello mondiale. Nel solo 2014 ci sono stati 13.900.000 nuovi migranti forzati, quattro volte il numero del 2010. A livello mondiale si sono contati 19,5 milioni di rifugiati (rispetto ai 16,7 milioni del 2013), 38,2 milioni di sfollati all’interno del proprio Paese (rispetto ai 33,3 milioni del 2013) e 1,8 milioni di persone sono in attesa dell’esito delle domande di richieste di asilo (contro 1,2 milioni del 2013). In un documento diffuso lo scorso mese di settembre dall’Ocse, nel 2015 in Europa si toccherà «un livello senza precedenti di richiedenti asilo e rifugiati» con un numero di procedure in crescita fino a un milione. Infatti, l’ultima stima sui numeri dell’emergenza sbarchi, paragona l’immigrazione permanente legale «a quella osservata negli Usa»; di conseguenza si prevede «una crisi umanitaria senza precedenti» con «costi umani spaventosi e inaccettabili».28

Il dato più allarmante è che più della metà dei rifugiati a livello mondiale sono bambini29, donne, anziani e molte persone bisognose di compassione, aiuto e rifugio, che a causa delle enormi carenze di finanziamenti e degli ampi divari nel regime globale per la protezione delle vittime di guerra, vengono abbandonate a loro stesse. A fine 2014 il numero di migranti forzati in Europa ha raggiunto quota 6,7 milioni, rispetto ai 4,4 milioni alla fine del 2013, in aumento del 51%.

Secondo i dati di Eurostat30 l’Ue ha dato protezione a oltre 185mila richiedenti asilo nel 2014, il 50% in più rispetto al 2013. Circa due terzi degli status di protezione sono stati concessi da quattro Paesi: Germania (47.600, +82% su 2013); Svezia (33.000, +25%); Francia (20.600, +27%) e Italia (20.600, +42%). Dal 2008 sono più di 750 mila i rifugiati che hanno ricevuto protezione dei Paesi UE. Nel 2014 i principali beneficiari dello status di rifugiati sono stati i siriani (1/3 del totale), seguiti dalle popolazioni provenienti da Eritrea, Afghanistan e Iraq, mentre le principali nazionalità che hanno avuto rifugio in Italia sono state quelle pakistane (2.420), afghane (2.400) e nigeriane (2.145).

Delle 20.630 decisioni positive italiane alle domande dei richiedenti asilo, 3.650 sono per status di rifugiato, 7.660 per protezione sussidiaria e 9.320 per ragioni umanitarie. Oggi i principali centri di accoglienza (Cpsa, Cda, Cara), centri di identificazione ed espulsione (Cie), strutture temporanee, nell’ambito del Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) sono collassati per l’elevato numero degli sbarchi. Un terzo de migranti accolti in Italia, minori esclusi, è distribuito in due regioni: Sicilia e Lazio, che ospitano rispettivamente il 22% e il 12% dei 73.883 totali. Il Veneto, invece, è tra le grandi regioni del Nord quella che ospita meno persone, con il 4%, mentre chi ha meno migranti è la Valle d’Aosta, che ne ospita solo 62, valore vicino allo 0%. La presenza dei migranti ogni 10mila abitanti è un indicatore più curato della generosità delle regioni italiane31: il Molise con 36 migranti ospitati ogni 10 mila abitanti è la regione più aperta, seguita da Sicilia, Calabria e Basilicata. Per il calcolo delle provincie secondo i dati relativi al 2014: Trapani, Vibo Valentia e Isernia sono le città che ospitano più migranti. Negli ultimi posti, si trovano Milano, Venezia e Firenze.

Al fine di capire la necessità imperiosa di integrare questi milioni di immigrati e rifugiati, fra cui tanti bambini, donne e anziani, a cui è stata tolta la dignità di essere umano e negata la libertà nei loro Paesi di origine, a cui non si può di certo pensare che saranno ridate o salvaguardate soltanto col fatto di relegarli in campi di rifugiati, in un’era di esodi forzati di massa senza precedenti, è necessaria una risposta umanitaria di ampia e durevole portata e di un rinnovato impegno globale in favore della tolleranza e della protezione delle persone in fuga da conflitti e persecuzioni.

Nel caso dei bambini profughi, bisogna, in primis, che i cittadini del mondo prendano consapevolezza del dolore altrui, che non facciano finta di non vedere o non ascoltare il pianto e la sofferenza che purtroppo vivono ogni giorno queste piccole creature, bisogna che la Comunità Internazionale prenda misure urgenti per rimuovere le violenze immortalate purtroppo dalle fotografie che di recente abbiamo visto, attraverso l’orrore della storia di Aylan Kurdi32, il bambino siriano di tre anni annegato sulla spiaggia in Turchia insieme al fratellino di cinque anni (la sua famiglia era scappata dalla guerra e voleva raggiungere il Canada: nel naufragio si è salvato solo suo padre) o magari attraverso i film Turtles Can Fly del 2004, diretto da Bahman Ghobadi, ambientato nel Kurdistan Iracheno, che racconta la realtà degli abitanti dei campi di profughi nei momenti antecedenti l’invasione dell’Iraq, attraverso gli occhi innocenti di un gruppo di bambini, veri disastrati della guerra. Questi bambini faranno di tutto per comprare una antenna parabolica così da seguire in TV l’imminente caduta del regime di Saddam Hussein. L’unico modo per trovare soldi, in questo Kurdistan devastato dalla guerra, sarà vendere mine antiuomo al mercato nero. I bimbi sono l’immagine straziante di come questi conflitti obblighino queste ingenue creature a crescere prematuramente ed a confrontarsi con un mondo di miseria immeritato. Queste immagini ci mostrano come siano sempre i più deboli a pagare le conseguenze provocate dagli eccessi del capitalismo e dai governi corrotti ed avidi di potere.

Mai come, in questo XXI secolo, la miseria e la fame sono ancora problemi di prim’ordine.

Invece, dall’America, ci arrivano le immagini di Which Way Home del 2009 diretto da Rebecca Cammisa, un documentario candidato al premio Oscar, che racconta la realtà di diversi bambini che tentano di entrare dall’America Centrale negli Stati Uniti, in cima a un treno noto come “La Bestia” che attraversa tutto il territorio messicano.

Su questo argomento risultano molto utili i Protocolli, elaborati oltre oceano, dalla Corte Interamericana e della Corte Suprema di Giustizia della Nazione Messicana (SCJN): Protocolo Iberoamericano de Actuación Judicial para Mejorar el Acceso a la Justicia de Personas con Discapacidad, Migrantes, Niñas, Niños, Adolescentes, Comunidades y Pueblos Indígenas e, Protocolo de actuación para quienes imparten justicia en casos que involucren a niñas, niños y adolescentes e Compilación de fundamentos útiles para la aplicación del Protocolo de Actuación para quienes imparten justicia en casos que involucren niñas, niños y adolescentes.33

NOTE: 

 

26Tale circostanza viene anche ribadita da Papa Francesco nella sua opera, Laudato Si, Enciclica sulla cura della casa comune, Tipografia Vaticana, 2015.

27Per saperne di più, si consiglia visitare la pagina web: http://www.unhcr.org

28Cfr. Beda Romano e Roberta Miraglia, Migranti, allarme Ocse: 1 milione di rifugiati in Europa nel 2015, Il Sole 24 Ore, 22 settembre 2015; Beda Romano e Roberta Miraglia, Migranti, vertice Ue straordinario: ok alla «relocation» di 120mila rifugiati. Contrari 4 Paesi dell’Est, Il Sole 24 Ore, 22 settembre 2015; Beda Romano e Alberto Negri, Migranti, vertice dei leader Ue sui fondi per i rifugiati. Obama telefona a Merkel, Il Sole 24 Ore, 23 settembre 2015;

29Cfr. Rapporto Global Trends 2014 Dell’UNHCR, 18 giugno 2015

30Per saperne di più, si consiglia visitare la pagina web: http://epp.eurostat.ec.europa.eu

31Cfr. Luca Tremolada, La mappa dei migranti in Italia. Regione per regione, provincia per provincia, Il Sole 24 Ore, 11 maggio 2015; Mariano Maugeri, Trento, la provincia che adotta i migranti, Il Sole 24 Ore, 8 settembre 2015; Rossella Cadeo e Gian Carlo Blangiardo, Piano Ue, il 60% dei profughi a Germania, Francia e Spagna. Dall’Italia 39mila ricollocamenti, Il Sole 24 Ore, 7 settembre 2015; Beda Romano, Migranti: i Paesi dell’Est bloccano l’accordo. Si tratta sul collocamento di 120milaMigranti: l’Olanda chiude i confini, blocchi in mezza Europa, Il Sole 24 Ore, 14 settembre 2015.

32Cfr. Maria Lombardi, Migranti, l’orrore del bambino siriano affogato, Il Messaggero, 2 settembre 2015; Repubblica, Il padre dei bimbi morti: “Mi sono scivolati dalle mani”. Volevano andare in Canada, 3 settembre 2015.

33I Protocolli, si possono consultare nella pagina web: https://www.scjn.gob.mx/

 

No Comments

Leave a reply