IL GIORNO DELLA CONSAPEVOLEZZA: CHI SIAMO E DOVE VOGLIAMO ARRIVARE, DUE RIFLESSIONI BASILARI: YULHMA V. BALDERAS ORTIZ.
IL GIORNO DELLA CONSAPEVOLEZZA: CHI SIAMO E DOVE VOGLIAMO ARRIVARE, DUE RIFLESSIONI BASILARI
di Avv. Yulhma V. Balderas Ortiz
Dottore di ricerca in Diritto pubblico, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
In primo luogo bisogna fare due riflessioni basilari: la prima riguarda una vecchia storiellina sul mendicante musicista. Questa storia parla di un uomo che riflette nella sua forma di vestire la sconfitta e nella sua forma di agire la mediocrità totale. La storia si svolge a Parigi, in una strada secondaria del centro. Questo uomo, sporco, puzzolente, suonava un vecchio violino. Di fronte a lui e per terra c’era il suo berretto, con la speranza che i passanti avessero pietà della sua condizione e gettassero alcune monete da portare a casa. Il poveretto cercava a tutti costi di suonare una melodia, ma era del tutto impossibile identificarla a causa della difettosa accordatura dello strumento e al modo sgradevole e noioso con cui suonava il violino. Un famoso concertista, che insieme con la moglie e alcuni amici usciva da un vicino teatro, passò di fronte al mendicante musicista. Tutti, all’udire quei suoni così discordanti, storsero la faccia e non poterono fare a meno di ridere. La moglie del concertista chiese al marito di suonare qualcosa. L’uomo guardò le poche monete all’interno del berretto del mendicante e chiese il violino al mendicante musicista che glielo porse con un certo sospetto. La prima cosa che fece il concertista fu regolare le corde del violino, e poi, con forza e sapienza, iniziò un’affascinante melodia suonando il vecchio strumento. Gli amici iniziarono a battere le mani ed i passanti cominciarono a raccogliersi intorno per guardare la performance improvvisata. Durante l’ascolto della musica, la gente dalla vicina strada principale andò a sentire e ben presto si formò una piccola folla che ascoltava estasiata lo strano concerto. Il berretto non solo si riempi di monete, ma anche di molte banconote di vario importo. Mentre il maestro suonava una melodia dopo l’altra, con tanta gioia, il mendicante musicista, gioiva nel vedere cosa stava accadendo all’interno del suo berretto ed a quel punto non cessava allegramente di saltare di gioia e di ripetere orgogliosamente a tutti: “Questo è il mio violino!! Questo è il mio violino!!. Il che, naturalmente, era vero.
Così la vita ha regalato a tutti gli essere umani “un violino”, questo violino rappresenta la conoscenza, le competenze e le attitudini. Quindi gli esseri umani hanno la libertà assoluta di suonare “quel violino” al loro piacimento. Infatti, com’è noto gli esseri umani hanno il libero arbitrio, cioè, il potere di decidere ciò che faranno della loro vita, e questo, naturalmente, è un meraviglioso diritto, ma anche una responsabilità formidabile. Alcuni, per pigrizia, non affinano quel violino. Non percepiscono che nel mondo di oggi bisogna preparasi, imparare, sviluppare le abilità e migliorare costantemente le attitudini nel caso si desideri dare un bello spettacolo.
Tanti esseri umani pretendono un berretto pieno di soldi, e ciò che essi offrono è una melodia stonata che a nessuno piace. Quelle sono le persone che fanno il loro lavoro: “Così, così…”, che pensano nei termini: “Non me ne importa nulla…”, e tuttavia credono che l’umanità sia tenuta a rimborsare le loro cattive prestazioni e coprire i loro bisogni. Si tratta di persone che pensano solo ai loro “diritti”, ma non sentono mai l’obbligo di “guadagnarseli”.
La verità, per quanto dura possa sembrare, è un’altra: tutti gli esseri umani (cittadini del mondo), devono imparare prima o poi, che i posti migliori sono per coloro che non solo affinano bene quel violino, ma che imparano giorno dopo giorno a suonarlo magistralmente. Quindi bisogna essere disposti a fare il lavoro quotidiano, qualunque lavoro sia e avere il desiderio di prepararsi per essere in grado di fare altre cose che potrebbero piacere. La storia è piena di esempi di esseri umani che, anche con delle difficoltà iniziali sono diventati degli ottimi “concertisti” con quel “violino” che è la vita. Purtroppo, la storia ha anche registrato casi di molti altri esseri umani, che, avendo delle grandi opportunità, hanno deciso con quel “violino” di essere dei “mendicanti”.
La verità è che si può fare qualcosa di grande della vita, o fare di quella, qualcosa di mediocre.
Questa è una decisione personale.
L’aspetto negativo di questa storia nel caso di cui ci stiamo occupando, è il rifiuto da parte di molti esseri umani di “affinare bene” il “violino della vita”, per poi lamentarsi che la gente non goda della loro melodia. L’aspetto positivo è la consapevolezza degli esseri umani – che a questi piaccia o meno –, che si riuscirà a prosperare soltanto se quel “violino” verrà “accordato” e si imparerà a trarre da esso le migliori melodie.
La seconda riflessione riguarda l’eredità universale del grande giurista italiano Piero Calamandrei, ed in particolare, di quanto ha insegnato ai cittadini del mondo, attraverso il suo discorso59 sulla Costituzione, tenutosi a Milano il 26 gennaio 1955.
Sono passati 60 anni da questa Lectio Magistrali, se oggi fosse fatta una rilettura non soltanto per i cittadini italiani, ma per tutti i cittadini del mondo, forse sarebbe formulata in questo senso: «Secondo quanto è stabilito dalla Carta delle Nazioni Unite e dello Statuto delle Nazioni Unite, tutti gli esseri umani capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. E se non hanno mezzi? Allora nelle diverse Costituzioni di ogni Stato membro della Comunità Internazionale ci sono degli articoli, che sono i più importanti, i più impegnativi; soprattutto per le generazioni presenti e quelle future, che recitano: E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli, di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini del mondo che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Infatti, è compito di ogni Stato membro della Comunità Internazionale di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Quindi gli Stati devono dare lavoro a tutti i cittadini del mondo, devono dare una giusta retribuzione a tutti, devono dare la scuola a tutti, devono dare a tutti i cittadini del mondo dignità di essere umano. Soltanto quando questo sarà raggiunto, si potrà veramente dire che la formula contenuta nelle Carte costituzionali di ogni Repubblica democratica che garantisce e tutela il diritto al lavoro corrisponderà alla realtà. Perché fino a che non c’è questa possibilità per ogni uomo di lavorare e di studiare e di trarre con sicurezza con il proprio lavoro i mezzi per vivere da essere umano, non solo le rispettive Repubbliche presenti a livello globale non si potranno chiamare rispettose del diritto al lavoro, ma non si potranno chiamare neanche democratiche. Una democrazia in cui non ci sia questa uguaglianza di fatto, in cui ci sia soltanto una uguaglianza di diritto è una democrazia puramente formale, non è una democrazia, lo sarà quando tutti i cittadini del mondo veramente saranno messi in grado di concorrere alla vita delle rispettive Società, di portare il loro miglior contributo, in cui tutte le forze spirituali di tutti i cittadini del mondo saranno messe a contribuire in questo cammino, in un progresso continuo di ogni Società presente a livello planetario. E allora voi cittadini del mondo, da questo capite che le Costituzioni sono solo in parte una realtà. In parte sono ancora un programma, un ideale, una speranza, un impegno, un lavoro da compiere. Quanto lavoro c’è da compiere! Quanto lavoro c’è dinnanzi! Ma c’è una parte delle Costituzioni che sono una polemica contro il presente, contro le Società presenti. Perché quando nelle formule solenni si dice: E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli, di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana, si riconosce, in tal modo, che questi ostacoli oggi ci sono, di fatto e che bisogna rimuoverli. Le Costituzioni danno un giudizio, un giudizio polemico, un giudizio negativo, contro gli ordinamenti sociali attuali, che bisogna modificare, attraverso questo strumento di legalità, di trasformazione graduale, che la Costituzione ha messo a disposizione dei cittadini del mondo. Ma non sono delle Costituzioni immobili, che abbiano fissato un “punto fermo”: sono Costituzioni che aprono le vie verso un avvenire, delle Costituzioni rinnovatrici, progressive, che mirano alla trasformazione di queste Società, in cui può accadere che, anche quando ci sono le libertà giuridiche e politiche, siano rese inutili, dalle disuguaglianze economiche e dalla impossibilità, per molti cittadini del mondo, di essere persone, e di accorgersi che dentro di loro c’è una fiamma spirituale che, se fosse sviluppata in un regime di perequazione economica, potrebbe anch’essa contribuire al progresso della Società. Quindi, polemica contro il presente, in cui viviamo, ed impegno a fare quanto è in noi per trasformare questa situazione presente».
Con questo messaggio universale dell’illustre giurista italiano Piero Calamandrei, concludiamo questo viaggio dantesco nelle diverse realtà della Comunità Internazionale, che ci ha permesso, di ubicarci nello spazio – tempo, e prendere consapevolezza di chi siamo (esseri umani), quale è la nostra ragione di vita, quali sono le cose importanti nella vita per noi, dove vogliamo arrivare, al fine di essere in grado di rivedere il presente, riportare le esperienze passate attraverso un punto di vista interdisciplinare (antropologico, etico, filosofico, sociologico, giuridico ed economico) e così evitare di ripetere gli errori e soprattutto i vizi che possono mettere a rischio le nostre imprese future, ovvero i sogni della Comunità Internazionale, il sogno del XXI Secolo!!!