MISURE PER FARE PRENDERE COSCIENZA AI FUNZIONARI E SERVITORI PUBBLICI DEL LORO IMPEGNO NEL RUOLO SVOLTO: YULHMA V. BALDERAS ORTIZ.
MISURE PER FARE PRENDERE COSCIENZA AI FUNZIONARI E SERVITORI PUBBLICI DEL LORO IMPEGNO NEL RUOLO SVOLTO
di Avv. Yulhma V. Balderas Ortiz
Dottore di ricerca in Diritto pubblico, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”
La presente considerazione si riferisce all’urgenza di adottare misure per fare prendere coscienza ai funzionari e servitori pubblici del loro impegno nel ruolo svolto. In questa stagione di crisi economica – finanziaria, in alcuni Stati della Comunità Internazionale, in quelli “meno virtuosi”, le fasce più deboli della società hanno sofferto il rigore delle misure di austerità.
Oltre alla crisi economica c’è il problema dell’inefficienza delle istituzioni che non forniscono i servizi necessari alla persona, anzi in alcuni casi, questi sono inesistenti, per non parlare di corruzione, opacità e lentezze, e commissioni d’inchiesta che si risolvono in una bolla di sapone lasciando ogni cosa inalterata. Sprechi, stipendi d’oro, favori personali: quanti segreti nascosti nei diversi palazzi e uffici delle Istituzioni pubbliche a livello planetario.
Purtroppo non si è in grado di denunciare gli abusi agli organismi che dovrebbero vigilare sull’efficienza delle istituzioni pubbliche. Dalle notizie che ci arrivano ogni giorno di autorevoli quotidiani a livello planetario, proprio dove i controlli dovrebbero essere garantiti, c’è il massimo dell’opacità, la quale non ci permette di definire quando i “privilegi” siano frutto del merito, e quando la spesa pubblica sia effettivamente necessaria ed a vantaggio di tutta la comunità, e non solo per pochi. Un sistematico conflitto d’interesse a danno dei cittadini ignari, in un gioco in cui controllori e controllati sono dalla stessa parte. Un gioco che crea una “casta intoccabile”, che riceve benefits senza che vengano raggiunti i traguardi di efficacia ed efficienza (economica e sociale), e che spende e spande le risorse della collettività. Scandali non visti dalle diverse istituzioni (organi di controllo, giudici e tribunali) di alcuni Stati membri della Comunità Internazionale, con funzionari, burocrati, imprenditori e banchieri coinvolti.
Nessuna autorità, statale e governativa, a livello globale si accorge di nulla. Poche le sanzioni, lievi e tardive.
Diverse associazioni che difendono i cittadini in diverse parti del globo, hanno denunciato la lunga catena di scandali e la connivenza con le autorità di controllo. Iniquità e ingiustizia dilagano in alcuni Stati membri della Comunità Internazionale, gravandoli di un peso che sembra essere il primo ostacolo verso la tanto agognata ripresa.
Un «sistema» che, al contrario, non premia i funzionari e servitori pubblici che lavorano con scrupolo e con dedizione. Il problema è senza dubbio culturale, ma non solo. In alcuni Paesi della Comunità Internazionale, grandi e piccole aziende si arricchiscono con soldi pubblici, soprattutto in settori strategici per l’economia e per le politiche sociali.
La vittoria di un concorso pubblico non può essere una giustificazione a vita di un cattivo servizio e l’assenza della cultura del risultato.
È arrivato – come ha ben esemplificato il giurista e accademico italiano, nonché giudice emerito della Corte costituzionale Sabino Cassese16, nelle diversi sedi delle sue conferenze a livello internazionale: Stati Uniti, Francia, Inghilterra, Germania, Spagna, Norvegia, Belgio, Unione Sovietica, Polonia, Argentina, Grecia, Cina, ecc. – il momento in cui gli uffici divengano fabbriche in cui produrre, «per favorire la produttività, l’efficienza e la trasparenza del pubblico impiego»; a livello planetario è necessario agire su più fronti, anche «cambiando la cultura giuridica predominante nella scelta dei candidati dei concorsi».
NOTA:
16Sabino Cassese è considerato un esperto di diritto amministrativo. Ha contribuito in maniera importante al miglioramento dell’amministrazione pubblica europea, nella veste di presidente dell’European Group of Public Administration dal 1987 al 1991, collaborando poi con l’OCSE alla riforma delle amministrazioni pubbliche dei Paesi dell’Europa centrale ed orientale. Nel 2004 ha fondato, insieme ai suoi allievi, l’Istituto di Ricerche sulla pubblica amministrazione (IRPA), con sede in Roma.